lunedì, novembre 24, 2008

Oltranza 3

Nessun libro finisce; i libri non sono lunghi, sono larghi. La pagina, come rivela anche la sua forma, non è che una porta alla sottostante presenza del libro, o piuttosto ad altra porta, che porta ad altra. Finire un libro significa aprire l'ultima porta, affinché non si chiuda più né questa né quelle che abbiamo finora aperte per varcarne la soglia, e tutte quelle che infinitamente si sono aperte, continuano ad aprirsi, in un infinito brusio di cardini.

> Giorgio Manganelli, Pinocchio: un libro parallelo, 2002


Il libro come esperienza
— Il libro, come il giornale, vede quotidianamente eroso un predominio che alla fine dell'Ottocento aveva probabilmente raggiunto l'estensione maggiore. Oggi non si deve difendere un'esclusiva impossibile, ma una idea di cultura nella quale una civiltà si riconosce.
[…] Io non credo che il libro cesserà di essere una fonte di felicità, come la dieta degli astronauti […] non eclisserà la grande cucina delle tradizioni regionali.
Noi dobbiamo piuttosto difendere l'immagine della cultura che il libro esprime rispetto ad altre fonti di sapere. E la lettura come esperienza che non coltiva l'ideale della rapidità, ma della ricchezza, della profondità, della durata. Una lettura amante degli indugi e dei ritorni su di sé, aperta, più che alle scorciatoie, ai cambi di passo che assecondano i ritmi della mente e vi imprimono le emozioni e le acquisizioni. È in questa esperienza del libro che il libro diventa un'esperienza essenziale.

> Giuseppe Pontiggia, Prima persona

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