venerdì, agosto 12, 2005

Oltranza


Chi parla è stato uno dei molti che si sono inoltrati in una via del conoscere arginata dal precedente conoscere altrui, e, guidati e assicurati da quegli argini, hanno finalmente trovato un varco proprio. Contini, a venti anni, era già sul varco: aveva scontato in un balzo la via percorsa dagli altri, e guardava altrove. La qualità del suo ingegno si può chiamare, in senso etimologico, oltranza. Chiuque lo accostò, giovane o vecchio che fosse, si sentì sospinto oltre se stesso; non però trascinato, perché il rapporto non era fascinatorio. L'onestà del vero maestro vigilava sul rapporto: «Gli studenti si aspettano – mi disse una volta – che io faccia, sulla cattedra, spettacolo e incantesimo, e io li deludo, perché insegno soprattutto grammatica».

> Giovanni Nencioni, Ricordo di Gianfranco Contini [1990]

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